La pelle ed il counseling

Vorrei stimolare la vostra riflessione sull'importanza della pelle nel tessere le relazioni. Ma partiamo dall'inizio.
ImageSappiamo tutti che la pelle è l'organo di senso più esteso del corpo umano con una superficie di 2500 cmq nel neonato fino a 15-18.000 cmq nell'adulto.
Conta circa 5000 recettori cutanei per cmq e i punti tattili variano tra i 7 e i 135 cmq.
Ma la cosa più interessante è che la pelle nasce dal più esterno dei tre foglietti embrionali (l'ectoderma) lo stesso da cui nascono gli organi di senso, i capelli, lo smalto dei denti che sono tutti connessi a ciò che accade all'esterno. Anche il sistema nervoso nasce dall'ectoderma e al contrario della pelle è il sistema più protetto all'interno del corpo (è contenuto nella teca cranica ed è circondato dalle vertebre). La sua funzione principale è quella di raccogliere le informazioni che provengono dall'esterno, informare l'organismo da ciò che succede fuori dal corpo, elaborarle in maniera da poter rispondere adeguatamente.
La pelle e il sistema nervoso sono in stretta connessione e insieme agli altri organi di senso ci permettono di creare relazioni.
La pelle è il limite estremo che ci separa dal mondo esterno e, di fatto, quello che mostriamo agli altri. E' l'aspetto di noi che presentiamo al mondo, quello che facciamo vedere.
A volte disturbi psichici come l'ansia, una forte paura, instabilità emotiva, insicurezza oppure preoccupazioni legate al lavoro, ad un ambiente famigliare problematico, al rapporto con gli amici ecc...possono essere correlati ad alcune manifestazioni cutanee come la vitiligine. Oppure, viceversa, a volte le malattie della pelle possono avere ripercussioni a livello della psiche.Image
In questi casi può essere molto utile il counselling come punto di ascolto (dopo la visita dermatologica) delle problematiche del cliente per aiutarlo e stimolarlo nel suo processo di mentalizzazione o accettazione. Il counselling si pone come relazione di aiuto che valorizza nel soggetto il diritto alla propria libertà e responsabilità. Nella concezione di Rogers (1942) centrata sulla persona, non vi è soltanto la fiducia nelle capacità del cliente di razionalità e di relazione sociale, ma anche la fiducia nella capacità di autodeterminazione del soggetto stesso.
ImageIn questo tipo di approccio, il cliente è considerato la persona che conosce meglio di chiunque altro il problema, la più informata sulla situazione, la sola a sentire il problema in tutta la sua gravità e profondità esistenziale: il cliente è il solo a sapere di cosa parla.
Se è vero che la normale modalità di espressione della mente razionale è la parola, quella delle emozioni è invece di natura non verbale.
E la pelle è spesso lo specchio delle nostre emozioni.

Compito del counsellor è proprio quello di accogliere il cliente attraverso l'empatia, cioè uscire da se stesso per comprendere le emozioni, i problemi, i comportamenti o le decisioni del cliente conservando la propria lucidità, a garanzia dell'obiettività e dell'efficacia dell'aiuto.
In una striscia apparsa su “Topolino”, Pippo dottore perde la propria lucidità, perché non si lascia guidare dall'empatia, ma dalla simpatia. E per questo “simpaticamente” si riempie di macchie!

 

ImageIl counsellor comprende non soltanto il problema del cliente, ma anche i significati che questo sottende a livello della percezione delle emozioni, degli eventi e delle persone e tutto questo implica ricostruire insieme al cliente questi significati nell'insieme del vissuto del soggetto.

 

Prendere coscienza di sé e attribuire un significato alle proprie emozioni può aiutare il cliente a mentalizzare, ad accettare i propri sintomi fisici e a vivere meglio il rapporto con la propria pelle, organo di confine tra noi e il mondo esterno.